Serie A

Retegui, da capocannoniere a Paperone in Arabia: quanto guadagnerà all’Al-Qadsiah?

Scritto da Manuel Bendoni, 17 Luglio 2025 - Tempo di lettura: 4 minuti

Addio alla Serie A dopo una stagione da assoluto protagonista e approdo in Arabia Saudita. È il simbolo delle difficoltà del nostro campionato?

Dopo una sola stagione con la maglia dell’Atalanta, Mateo Retegui, bomber della Nazionale italiana nato nel 1999, ha deciso di lasciare non solo il club bergamasco ma anche il campionato italiano. L’attaccante ha firmato con l’Al-Qadsiah, squadra della Saudi Pro League, prendendo il posto di Pierre-Erick Aubameyang, che ha lasciato il club a costo zero dopo la scadenza del suo contratto.

Nella stagione che potrebbe culminare con il Mondiale 2026 in Canada, Stati Uniti e Messico, Retegui cercherà di mettersi in mostra sotto la guida di Gennaro Gattuso, puntando a lasciare il segno con i suoi gol lontano dai riflettori europei: non sarà facile. Come spiegare la scelta di un giocatore che ad un solo anno dal mondiale decide di lasciare la Serie A per un campionato non certo competitivo come i top four europei?

Retegui, con il suo contratto quadriennale con l’Al-Qadsiah, guadagnerà circa 80 milioni di euro

Retegui, con il suo contratto quadriennale con l’Al-Qadsiah, guadagnerà circa 80 milioni di euro

Il contratto milionario con l’Al-Qadsiah

L’accordo siglato da Retegui con il club saudita è di quelli da far girare la testa: contratto triennale fino al 2028 con un ingaggio complessivo di 60 milioni di euro, bonus inclusi. Lo stipendio base ammonta a 15 milioni di euro annui garantiti, ai quali si aggiungono fino a 5 milioni di euro di parte variabile, legati principalmente ai gol segnati e agli obiettivi di squadra.

Si tratta della stessa proposta che l’Al-Qadsiah aveva offerto a Moise Kean, ma che l’attaccante della Fiorentina ha rifiutato, preferendo restare in un contesto competitivo in vista di una possibile convocazione per il Mondiale.

L’Al-Qadsiah ha chiuso la passata stagione al quarto posto nella Saudi Pro League, alle spalle di colossi come Al-Ittihad, Al-Hilal e Al-Nassr. Con 53 gol segnati in 34 partite, il club ha registrato il peggior attacco tra le prime sei squadre del campionato, un dato che sottolinea la necessità di un bomber come Retegui per incrementare il bottino offensivo. La squadra, allenata dall’ex tecnico dell’Olympiakos Michel, vanta una significativa presenza di giocatori spagnoli, tra cui spicca l’ex difensore del Real Madrid Nacho. A supportare Retegui ci sarà anche Nahitan Nandez, ex Cagliari, al suo secondo anno con il club saudita.

Una cessione da primato

La cessione di Mateo Retegui all’Al-Qadsiah genera per l’Atalanta un introito di circa 68,3 milioni di euro, a fronte dei 21 milioni spesi per acquistarlo dal Genoa nella precedente finestra di mercato estiva. Questo trasferimento rappresenta il record per la cifra più alta mai pagata per un calciatore italiano, superando i 60 milioni incassati dal Milan per la cessione di Tonali al Newcastle. Al terzo posto si colloca il passaggio di Chiesa dalla Fiorentina alla Juventus per 57,2 milioni, seguito dal trasferimento di Jorginho dal Napoli al Chelsea.

In quinta posizione scende la cessione di Buffon dal Parma alla Juventus per 52,9 milioni, ma che avvenne vent’anni fa in un contesto calcistico decisamente diverso da quello odierno. Completano la top 10, con valori superiori ai 42 milioni, i trasferimenti di Vieri (dalla Lazio all’Inter), Calafiori (dal Bologna all’Arsenal), Verratti (dal PSG all’Al-Duhail), Barella (dal Cagliari all’Inter) e Bonucci (dalla Juventus al Milan).

Pensare che a Bergamo abbiano pianificato per Retegui una stagione ad alti livelli per aumentarne il valore del cartellino per poi rivenderlo al primo serio offerente non dovrebbe far storcere il naso. Acquistato per coprire lo slot lasciato vuoto dall’infortunio di Scamacca, la sua è stata in realtà una scommessa vinta. Scommessa che senza la guida di Gasperini, passato alla Roma, potrebbe non ripetersi. Quello che dovrebbe lasciare qualche pensiero in sottofondo, invece, è lo scarso attaccamento dei calciatori moderni alla maglia di club che lo ha accolto e lanciato, nonché a quello della nazionale se consideriamo il passaggio specifico di Retegui in Arabia.

È il simbolo delle difficoltà del nostro campionato?

Il trasferimento di Mateo Retegui all’Al-Qadsiah ha garantito all’Atalanta un’importante plusvalenza, mettendo in luce un trend significativo: i club di Serie A, anche quelli di buon livello come l’Atalanta, faticano a competere con le proposte economiche di campionati emergenti, come la Saudi Pro League. La possibilità di ottenere somme ingenti per giovani talenti come Retegui evidenzia le difficoltà finanziarie del calcio italiano, che spesso non riesce a trattenere i propri giocatori di fronte a offerte economicamente allettanti provenienti da mercati meno prestigiosi sul piano tecnico.

Dopo essere stato il miglior marcatore della Serie A nella stagione passata, Retegui ha optato per un contratto fuori dalla portata di qualsiasi club italiano, una scelta che non necessariamente potrebbe indicare una crisi del calcio nostrano, ma riflette l’enorme attrattiva economica di campionati come quello saudita, che stanno investendo cifre considerevoli per ingaggiare giocatori nel pieno della loro carriera. L’abbandono di un torneo competitivo come la Serie A, in vista del Mondiale 2026, potrebbe suggerire una preferenza per gli aspetti economici rispetto a quelli agonistici, un fenomeno che si inserisce in una dinamica globale più ampia, non limitata al contesto italiano.

Il campionato italiano continua a produrre talenti e a mantenere un alto livello tecnico, come dimostrato dai risultati nelle competizioni europee (le due finali di Champions dell’Inter, la vittoria dell’Europa League proprio dell’Atalanta nella scorsa stagione) e dai successi della Nazionale. La questione non sembra riguardare una carenza di qualità, ma piuttosto una difficoltà strutturale nel contrastare le risorse economiche degli altri mercati. In quest’ottica, Retegui non rappresenta un simbolo di declino tecnico, ma piuttosto un esempio delle sfide finanziarie che la Serie A deve affrontare per rinnovare e trattenere i suoi protagonisti. Cosa avrebbero fatto all’epoca un Totti o un Maldini, un Nesta o un Pirlo davanti a un contratto del genere? Una domanda che non troverà mai una risposta confrontabile. Piuttosto: cosa ha fatto il PSG nella scorsa stagione, dopo essere partito orfano della propria stella francese, Mbappé, passato al Real Madrid? Mondiale per Club a parte (una parentesi mista tra calcio estivo e tour de force da fine stagione), ha praticamente vinto tutto quello che poteva vincere, Champions League compresa. La partenza di un giocatore di spicco di un club non deve necessariamente portare ad un ridimensionamento degli obiettivi. Anche perché si gioca almeno in undici.

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