Perché il successo di Gasperini alla Roma dipenderà dalla piazza (e non solo): sarà la vera rivelazione del campionato?
Ciclo che finisce, ciclo che inizia. Così, da Bergamo a Roma Gasperini porterà la sua esperienza e la voglia di lasciare il segno nella capitale
L’approdo di Gian Piero Gasperini sulla panchina della Roma segna l’inizio di una nuova fase per il club giallorosso, fondata su un’identità tattica definita e un’idea di calcio votata all’intensità e al pressing asfissiante. Il tecnico piemontese porta con sé il bagaglio costruito negli anni a Bergamo, ma sarà il contesto romano – tra pressioni, aspettative e risorse – a determinare la reale portata del suo impatto.

Nel silenzio di un’estate in fermento, dove le grandi manovre di mercato si intrecciano ai progetti tattici dei club, c’è una squadra che si muove senza fare troppo rumore, ma che potrebbe esplodere al momento giusto: la nuova Roma targata Gian Piero Gasperini. Nonostante l’apparente calma, i segnali che arrivano da Trigoria parlano di una svolta tecnica importante, potenzialmente decisiva per cambiare il destino recente della formazione capitolina
“Date a Gasperini quel che è di Gasperini, sempre“. Se il mantra della piazza romana sarà votato alla pazienza, allora le soddisfazioni per i giallorossi potranno arrivare seriamente. Se le aspettative saranno invece votate al “vincere subito“, come accaduto a Torino con Thiago Motta, allora le possibilità di mangiare il panettone per il piemontese dipenderanno molto da una sua partenza sprint. Ma non paragoniamolo a Conte, votato a fisicità e tatticismo.
Dal canto suo, anche Claudio Ranieri ha lasciato in dote una Roma finalmente ritrovata nella seconda metà della scorsa stagione: spirito di gruppo, determinazione e una continuità di rendimento che da anni mancava in campionato. Da gennaio a maggio, i giallorossi hanno viaggiato con medie da vertice, mostrando una mentalità competitiva. È su questo impianto emotivo e tecnico che Gasperini potrà costruire la sua nuova creatura, cercando di fondere la grinta lasciata dal tecnico romano con il suo inconfondibile impianto tattico. Se la Roma riuscirà ad ingranare fin da subito, potrebbe trasformarsi nella classica mina vagante, capace di inserirsi nella lotta scudetto con meno pressione e più spregiudicatezza rispetto alle rivali.
Un’impronta tattica riconoscibile
Gasperini imposterà la Roma con il suo tradizionale 3-4-2-1, un modulo dinamico e aggressivo che si basa su marcature a uomo a tutto campo e difesa a tre molto alta. Il fulcro del suo gioco è la capacità di generare intensità e superiorità numerica nelle zone chiave del campo. I “quinti” – cioè gli esterni di centrocampo – saranno chiamati ad agire quasi da ali, mentre le mezzali e i trequartisti si muoveranno costantemente per creare spazi e opzioni offensive.
Il tecnico piemontese porta con sé un modello di gioco collaudato e riconoscibile: pressing alto, marcature a uomo, corsie laterali presidiate da esterni iperattivi e centrocampisti dinamici. È lo stesso sistema che ha rivoluzionato l’Atalanta e che adesso potrebbe essere trapiantato con successo nella Capitale. Non è un approccio semplice da metabolizzare, ma se la squadra lo seguirà, la Roma potrebbe diventare una delle formazioni più temute del torneo.
Lo stile è propositivo, con ritmi elevati e una chiara ricerca della verticalità. Si tratta di un sistema esigente sotto il profilo fisico, ma che premia chi riesce a interpretarlo con energia e lucidità.
Per attuare pienamente il proprio calcio, l’allenatore ha già fatto capire alla dirigenza di voler intervenire su alcuni reparti chiave. Sono necessari rinforzi in difesa – soprattutto un centrale abile in impostazione – e servono esterni rapidi e capaci di coprire tutta la fascia. In attacco, l’obiettivo è inserire un profilo di rottura, un giocatore capace di attaccare la profondità con strappi improvvisi.
Il nome di Adem Ezzalzouli è tra quelli accostati al club, mentre Tammy Abraham sembra destinato a lasciare Trigoria. L’intento è quello di potenziare la rosa senza stravolgerla, restando nei limiti imposti dal fair play finanziario. Gasperini ha espresso la volontà di vedere un gruppo più competitivo, ma anche costruito in maniera sostenibile.
L’ambiente romano
Il nuovo allenatore giallorosso ha accolto con determinazione la sfida di una piazza esigente come Roma. L’entusiasmo con cui è stato accolto a Trigoria testimonia l’attesa e la voglia di rinnovamento da parte della tifoseria. Gasperini stesso ha ammesso che nella Capitale è difficile fare programmazioni a lungo termine: serve agire in fretta e trovare subito risultati, esattamente il contrario di quello che ha bisogno.
La passione del pubblico romanista – se plasmata con i risultati – può diventare una risorsa fondamentale. Il sostegno costante sarà essenziale per costruire un’identità di squadra forte e coesa. Come già fatto a Bergamo, Gasperini punta a valorizzare al massimo i giocatori a disposizione attraverso una preparazione meticolosa, sia atletica che tattica. La sua capacità di far rendere oltre le aspettative elementi spesso sottovalutati è nota, e a Roma potrebbe replicare quanto fatto in passato.
Il modulo a tre, già sperimentato anche nella recente gestione Ranieri, non sarà il solo punto di partenza. La vera sfida sarà trasmettere alla squadra l’intensità mentale e fisica che contraddistingue le sue formazioni, capaci in passato di sorprendere anche avversari di livello internazionale come il Manchester City.
Nelle dichiarazioni iniziali, Gasperini ha chiarito che lo scudetto non è l’obiettivo immediato. La priorità è riportare la Roma a competere stabilmente nelle prime posizioni, confermando la presenza in Champions League. Il successo, dunque, passerà dalla capacità del gruppo di assimilare rapidamente i nuovi concetti e reggere i carichi di lavoro richiesti dal mister.
Il potenziale per fare bene c’è, ma servirà compattezza, tenuta fisica e resilienza nei momenti difficili. Se questi fattori verranno messi insieme, la Roma potrebbe davvero sorprendere. Pur evitando proclami, la Roma non si nasconde. L’obiettivo dichiarato è quello di rientrare tra le prime quattro della Serie A, riportando il club nella massima competizione europea a sei anni dall’ultima volta. C’è anche la consapevolezza che partire con i riflettori spenti potrebbe rivelarsi un vantaggio. Le grandi del Nord stanno vivendo transizioni complesse e il Napoli di Conte parte sì favorito, ma non imbattibile.
Nonostante i successi ottenuti con l’Atalanta, la scelta di Gasperini non ha entusiasmato l’intera tifoseria romanista. La frattura con una parte del pubblico è dovuta a diversi episodi del passato. Dalle dichiarazioni poco eleganti dopo il malore di N’Dicka in Udinese-Roma del 2024, fino alle frecciatine indirizzate alla Roma e a Mourinho nel corso degli anni, il rapporto tra Gasp e l’ambiente giallorosso parte in salita.
Emblematico lo striscione apparso fuori dallo stadio Olimpico lo scorso maggio, in cui veniva contestato apertamente il possibile arrivo dell’allenatore. Tuttavia, c’è anche chi guarda al campo e ai numeri: sette qualificazioni in Champions in nove anni, un’Europa League vinta, e un calcio spettacolare riconosciuto a livello internazionale.
L’arrivo imminente di Gasperini coincide con un altro importante ritorno: quello di Frederic Massara nel ruolo di direttore sportivo. La sua conoscenza del contesto romano sarà fondamentale per accompagnare l’allenatore in una fase di transizione che si annuncia profonda ma stimolante. Il progetto giallorosso, che prevede per il tecnico un contratto triennale da circa 7 milioni l’anno per il tecnico, vuole essere ambizioso e al tempo stesso razionale. Nessuna rivoluzione, ma interventi precisi e funzionali, senza cedere i giocatori chiave e puntando su figure adatte al sistema gasperiniano.
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