Comunque vada è stata una grande Inter: i tifosi credono nello scudetto, ma nelle ambizioni di Inzaghi c’è la Champions League
I meriti di Inzaghi e del gruppo, la grande cavalcata in Europa e la sfida sul filo di lana con il Napoli: quest'anno è più avvincente che mai
Le sconfitte contro Bologna e Roma, l’eliminazione dalla Coppa Italia e qualche gol incassato di troppo hanno riacceso vecchi dibattiti sul valore dell’Inter di Simone Inzaghi, e in particolare sul peso da dare a una stagione straordinaria anche se dovesse concludersi senza trofei. Ma la vittoria contro il Barcellona e la guadagnata finale, il punto di svantaggio sul Napoli di Conte, hanno riacceso il dibattito.
Dopo quasi 60 partite disputate (escludendo il Mondiale per club), i nerazzurri sono ancora in corsa in campionato e Champions League. Un traguardo già di per sé notevole, raggiunto superando stanchezza fisica e mentale in un calendario diventato sempre più caotico e disumano.

In un contesto in cui spesso prevale una visione manichea – o si vince o si è considerati perdenti – l’Inter 2024/2025 va controcorrente. Anche se la bacheca dovesse rimanere vuota, il valore del lavoro svolto da Inzaghi e della crescita del gruppo rimane intatto. Una stagione che merita rispetto e riconoscimento, non solo per i risultati, ma per la qualità, la costanza e lo spirito con cui è stata affrontata
Una squadra che ha dato tutto, nonostante i limiti imposti dal mercato
L’Inter ha saputo tenere testa alle grandi d’Europa e d’Italia, spesso nascondendo le lacune di una rosa in cui la differenza tra titolari e riserve resta marcata. Il lavoro del tecnico è stato fondamentale per far rendere al massimo il gruppo, nonostante una fatica crescente e inevitabile dovuta alla frequenza delle gare e alla pressione costante. Inzaghi ha gestito una stagione che mai come quest’annno ha messo a dura prova l’equilibrio fisico e mentale dei suoi giocatori.
In Italia, però, il giudizio spesso è figlio di una visione rigidamente legata ai risultati. Lo sanno bene i cugini rossoneri, gli avversari bianconeri, tifosi di due squadre che hanno perso il loro blasone, ma che hanno segnato la storia, lasciando qualche insegnamento: se non si alza un trofeo, il rischio è che tutto venga sminuito o, peggio, etichettato come fallimento. Nonostante la possibilità concreta che l’Inter possa chiudere l’annata senza alcun titolo, il cammino compiuto non va mai sottovalutato. Anche nel caso in cui il finale fosse amaro, resterebbe una stagione in cui la squadra ha lottato per tre trofei fino all’ultimo mese di competizione. Sempre a testa alta, come d’altronde accaduto dopo la finale persa contro il City, dove l’Inter ha avuto davvero la sua lite con la sfortuna. Il City dopo quella finale è sparito, mentre i nerazzurri hanno continuato la loro puntellatura tattica, l’innesto di nuovi giocatori – quasi tutti a parametro zero – che pur non essendo del tutto complementari con i titolari dal punto di vista qualitativo, hanno tuttavia dato l’anima in campo. Questo Inzaghi lo sa, eccome. Ed è il motivo per cui, presumibilmente, creda (o speri) più nella vittoria della Champions League che della Serie A, ma che ha anche saputo non porsi limiti, per una spregiudicatezza che lo ha sempre premiato.
La sfida di Inzaghi e i progressi nella gestione del gruppo
Nel suo primo quadriennio alla guida dell’Inter, Simone Inzaghi potrebbe chiudere con più di uno Scudetto (quello della seconda stella e quello che verrà) e forse più di una finale di Champions League, la seconda in tre anni. L’allenatore ha saputo adattarsi, migliorare nella rotazione degli uomini e affrontare un calendario che ha risentito delle esigenze televisive e commerciali più che di quelle sportive.
Questa stagione sta rappresentando un banco di prova per il calcio moderno, un cambiamento leggero ma radicale che sta dando un nuovo volto calcio, almeno così come lo intendiamo. I protagonisti degli ultimi mesi, che sia in Serie A oppure nella Liga spagnola, in Premier League o in Germani, sono stati gli infortuni. E quest’anno va ad aggiungersi al calendario anche il Mondiale per Club.
Per cui anche le squadre meglio attrezzate faticano a fronteggiare la lunga lista degli assenti e le difficoltà legate a una pianificazione sempre più intensa. È dunque ingeneroso aspettarsi che l’Inter possa mantenere sempre lo stesso livello di brillantezza, soprattutto considerando che alcune pedine chiave hanno un peso specifico ben superiore ad altre. Ad esempio, le prestazioni di Federico Dimarco, per distacco il miglior terzino sinistro in Italia, sono calate e Inzaghi nelle ultime dieci gare non gli ha relegato più di 60 minuti in campo per partita. La speranza per il tecnico è quella di avere la rosa titolare per la finale del 31 maggio e con le gambe che girano nel modo giusto. Ecco perché la 37ª potrebbe regalare qualche speranza in più ai tifosi nerazzurri, che non devono sperare nel miracolo per vincere il secondo scudetto di fila, ma solo aspettare. Aspettare perché anche una squadra come il Napoli di Conte, che ha solo l’impegno della Serie A nel proprio calendario, ha avuto i suoi momenti di calo fisico e mentale.
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