Fonseca e la frustrazione, ora la squadra faccia il suo (dovere): servono meno leader e più operai
Possiamo dire di tutto su Paulo Fonseca, ma non che ami nascondersi davanti a telecamere e giornalisti: sincero e diretto dal primo giorno in Italia
La sfida tra Fiorentina e Milan si è conclusa con una vittoria dei viola per 2-1, in una partita che ha visto numerosi episodi controversi. Tra questi, tre rigori assegnati e parati, un’espulsione e un’accesa discussione post-partita che ha portato il tecnico del Milan, Paulo Fonseca, a esprimere critiche severe verso la gestione del match e, più in generale, verso il calcio italiano. Fonseca ha infatti dichiarato di non voler “contribuire a questo circo”, riferendosi alle decisioni arbitrali, criticando il numero eccessivo di rigori concessi in Serie A. Il tecnico portoghese non si è limitato a commentare i rigori contro la sua squadra, ma ha sottolineato anche quelli a favore, evidenziando un problema più ampio.
L’ira di Fonseca sulla scelta del rigorista è solo una scusa per ribadire chi “dovrebbe” comandare nello spogliatoio
Una delle polemiche principali riguarda la gestione dei rigori da parte del Milan. Fonseca ha espresso apertamente la sua frustrazione per l’anarchia che regna tra i suoi giocatori, dichiarando: “Sono furioso, il tiratore designato è Pulisic”. Nel corso della partita, però, i calci di rigore sono stati battuti prima da Theo Hernandez e poi da Tammy Abraham, entrambi sbagliando. Questo ha portato all’ira dell’allenatore, che ha definito la situazione inaccettabile e ha chiarito che tali episodi non dovrebbero più ripetersi. L’errore di Abraham è stato particolarmente grave, poiché si è appropriato del pallone in maniera discutibile, ignorando le disposizioni e calciando male, anteponendo il suo interesse personale a quello della squadra.
Il controllo perso nello spogliatoio
Le dichiarazioni di Fonseca hanno messo in evidenza un problema più profondo all’interno del Milan: la mancanza di controllo dell’allenatore sul gruppo. L’episodio dei rigori è solo uno degli indizi di un’anarchia crescente nello spogliatoio, che rischia di compromettere seriamente la stagione del club. Situazioni simili erano già emerse in precedenti partite, come quella contro la Roma, con scontri verbali tra giocatori durante il cooling break. Fonseca dovrà lavorare duramente per ristabilire l’ordine e la disciplina all’interno della squadra prima che la situazione sfugga definitivamente di mano.
Nel post-partita, Fonseca ha espresso la sua frustrazione riguardo la gestione dei rigori e il calcio moderno, sottolineando che non vuole contribuire a quello che definisce un “circo“, dove ogni minimo contatto diventa rigore. Ha evidenziato come la Fiorentina non abbia creato molte occasioni, ma il primo gol subito è stato causato da una mancanza di aggressività difensiva. Fonseca ha anche riconosciuto che sbagliare due rigori e subire gol come il secondo rende difficile vincere, nonostante le numerose occasioni create. Ha giustificato la sostituzione di Leao con la volontà di dare più profondità alla squadra con Okafor e ha menzionato un problema fisico per Pulisic. Sul cartellino rosso di Theo Hernandez, ha dichiarato di non sapere cosa sia accaduto. Infine, ha espresso forte disappunto per il cambio del rigorista, chiarendo che Pulisic doveva essere l’incaricato e che la decisione dei giocatori di cambiare tiratore è stata inaccettabile.
Il “processo” andrebbe fatto alla squadra
La situazione che si è verificata nel Milan, con i giocatori che hanno deciso autonomamente chi avrebbe dovuto battere i rigori, è un segnale evidente di una mancanza di rispetto verso l’autorità dell’allenatore. Un comportamento simile non sarebbe stato tollerato sotto la guida di tecnici come Antonio Conte o Fabio Capello, noti per la loro capacità di imporre disciplina e controllo nello spogliatoio. La questione principale è che Fonseca avrebbe dovuto riaffermare con forza all’intervallo che il rigorista designato era Christian Pulisic, evitando qualsiasi ambiguità.
Sebbene alcuni critichino Fonseca per la sua gestione della squadra, non è il momento di concentrare tutto il dibattito sull’allenatore. Gli errori commessi dalla difesa e il comportamento anarchico dei giocatori sul campo indicano che il problema è più ampio e riguarda l’intero gruppo. La squadra, soprattutto il reparto difensivo, deve essere chiamata a rispondere per le recenti prestazioni deludenti.
Se Fonseca ha chiaramente stabilito che il rigorista doveva essere Pulisic, eppure altri giocatori hanno preso l’iniziativa di tirare, significa che chi scende in campo non sta seguendo le direttive dell’allenatore. Questo è un segnale molto preoccupante per la disciplina interna del Milan. La mancanza di rispetto per le istruzioni del tecnico non può essere sottovalutata e rappresenta un problema grave che rischia di compromettere ulteriormente il rendimento della squadra.
Pulisic: il leader silenzioso
Nonostante le difficoltà del Milan, Christian Pulisic si sta distinguendo come uno dei pochi giocatori costanti e affidabili della squadra. Con cinque gol e due assist in sette partite, l’americano è diventato un elemento fondamentale per i rossoneri. Sebbene non abbia il carisma di giocatori come Maignan o Theo Hernandez, Pulisic si distingue per la sua etica del lavoro e il suo atteggiamento positivo. Fonseca ha sottolineato che il rispetto per il ruolo di Pulisic come rigorista deve essere rispettato, suggerendo che il giocatore debba assumersi maggiori responsabilità e diventare un punto di riferimento più evidente per il gruppo.
La partita ha visto una prestazione straordinaria di David De Gea, portiere della Fiorentina, che ha parato due dei tre rigori concessi al Milan, rivelandosi determinante per la vittoria della sua squadra. Il portiere spagnolo, in una delle sue migliori prestazioni recenti, ha contribuito a mantenere il risultato favorevole ai viola, in una serata che ha fatto emergere nuovamente i problemi del Milan nel calciare dal dischetto. Per la squadra rossonera, infatti, non è la prima volta che accade di sbagliare due rigori nella stessa partita; l’ultimo episodio simile risale a nove mesi fa, contro il Bologna.
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