Serie A

De Rossi è stato un parafulmine? Si, se l’esonero è frutto di una scelta dettata dal panico

Scritto da Francesco Andriani, 20 Settembre 2024 - Tempo di lettura: 3 minuti

La decisione di affidare la squadra a Juric sembra più dettata dalla necessità di sopravvivere alla stagione che da una visione strategica a lungo termine.

L’esonero di Daniele De Rossi dalla panchina della Roma ha sollevato molti interrogativi, in particolare sul tempismo e sulle motivazioni dietro questa decisione. La domanda che sorge spontanea è: perché proprio ora? La questione non è facile da spiegare, e per farlo è necessario considerare il quadro complessivo, che rivela problemi più profondi rispetto alla semplice gestione tecnica. L’articolo di oggi su Daniele De Rossi, è stato tratto dalla lettura di una interessante long form di Ultimo Uomo, della quale vi consigliamo la lettura perché fornisce spunti interessanti sulle decisioni che hanno portato dapprima alla sua nomina come allenatore, poi alla progettualità (che non c’è mai stata, di fatto, dopo il rinnovo di giugno), per passare infine all’esonero inaspettato – ad alle presunte ragioni che ne hanno portato alla decisione. La parola chiave è “incomprensibile“.

Oltre De Rossi: quali sono i veri problemi della Roma?

L’allontanamento di De Rossi non risolverebbe i problemi strutturali della Roma, che sembrano essere radicati ben oltre la figura dell’allenatore. La notizia del suo esonero ha scatenato immediatamente voci su potenziali sostituti, e se inizialmente si pensava a nomi di grande esperienza, come Tuchel, alla fine la scelta è ricaduta su Ivan Juric. Una decisione che ha destato perplessità, considerando che Juric non sembra rispondere alle esigenze attuali della squadra.

Juric arriva alla Roma dopo un’esperienza non brillante al Torino, dove ha faticato a mantenere un buon rapporto con l’ambiente, spesso frammentandolo con dichiarazioni dure e poco diplomatiche. Questo stile schietto e diretto contrasta con l’approccio che De Rossi aveva adottato alla Roma, dove era riuscito a gestire le delicate dinamiche post-Mourinho con equilibrio e diplomazia. Resta il dubbio su come Juric, che ama il caos e uno stile di gioco fisico e aggressivo, riuscirà ad adattarsi a una squadra costruita per un gioco più tecnico e basato sul possesso palla.

Incompatibilità tattica?

La Roma, come squadra, sembra poco adatta alle idee tattiche di Juric. Il tecnico croato ha sempre preferito giocatori atletici e fisicamente forti, mentre la rosa attuale giallorossa è composta principalmente da giocatori tecnici, ma con limiti atletici. Il reparto offensivo, in particolare, appare inadatto al 3-4-2-1 di Juric, che richiede un pressing costante e duelli fisici. Inoltre, giocatori come Dybala, Le Fée e Pellegrini potrebbero non avere il profilo ideale per interpretare al meglio il suo sistema.

La decisione di affidare la squadra a Juric sembra più dettata dalla necessità di sopravvivere alla stagione che da una visione strategica a lungo termine. In questo senso, molti si chiedono se non sarebbe stato più saggio concedere a De Rossi più tempo, magari aspettando una pausa internazionale o, meglio ancora, agendo già in estate. Le scelte della dirigenza Friedkin appaiono caotiche, prive di una direzione precisa, e questa mancanza di coerenza sta alimentando il malcontento dei tifosi.

Ancora una volta, ci troviamo di fronte a una situazione che mette in discussione le premesse iniziali. De Rossi non è stato solo esonerato, ma sembra non essere stato sfruttato neanche come un parafulmine efficace. L’evento dell’esonero costringe i Friedkin a confrontarsi con le proprie responsabilità e con una crescente contestazione da parte dei tifosi, che inizia a farsi sentire ai cancelli di Trigoria.

Molti tifosi della Roma hanno vissuto l’esonero di De Rossi come un colpo al cuore, vedendo una figura così amata allontanata senza molte cerimonie. Per alcuni c’era sempre stata una sottile percezione che De Rossi non fosse adatto al ruolo di allenatore, soprattutto a confronto con l’ombra lunga e dominante del suo predecessore Mourinho. Nonostante le sue doti comunicative e il suo impegno indiscusso, la sua esperienza è stata forse idealizzata più di quanto fosse realistica, per cui l’altra metà dei tifosi preferisce mettere davanti le ragioni del cuore piuttosto che quelle tattiche.

Oggi emerge una sensazione di tristezza diffusa, alimentata dall’inesorabile realtà di un club che sembra affossato nel caos interno. La Roma, storica per il legame con i suoi simboli e la sua storia, sembra oggi distante da quel patrimonio emotivo. L’esonero di De Rossi segna un ulteriore passo verso la perdita di identità e verso decisioni sempre più disconnesse dalla tradizione e dalla razionalità.

Potrebbe interessarti anche: