Riconoscimento facciale negli stadi di Serie A: tra sicurezza e tutela della privacy, che cosa sappiamo
A proposito dell'introduzione del sistema di riconoscimento facciale negli stadi italiani
La Lega Serie A ha avviato l’implementazione di un sistema di riconoscimento facciale negli stadi italiani, con l’obiettivo dichiarato di contrastare episodi di violenza e razzismo durante le partite. Questa iniziativa, promossa dall’amministratore delegato Luigi De Siervo, è attualmente in fase di sperimentazione presso lo Stadio San Siro di Milano e lo Stadio Olimpico di Roma, con l’intento di estenderla a tutti gli impianti della massima serie entro il 2025.

Il progetto di introdurre il riconoscimento facciale in tutti gli stadi della Serie A è in fase di sviluppo da anni. L’obiettivo è dotare gli impianti sportivi di telecamere capaci di scannerizzare i volti dei tifosi ai tornelli e di abbinarli ai dati anagrafici presenti nei biglietti nominativi. Le informazioni biometriche verrebbero raccolte dai club e rese disponibili alle forze dell’ordine per identificare rapidamente eventuali responsabili di comportamenti razzisti o violenti
Funzionamento del sistema e gestione dei dati
Il sistema prevede l’installazione di telecamere intelligenti ai tornelli d’ingresso, capaci di acquisire immagini biometriche dei volti degli spettatori. Queste immagini vengono associate ai dati anagrafici presenti sul biglietto e conservate in un server criptato accessibile esclusivamente alle forze dell’ordine. I dati raccolti sono utilizzati solo in caso di comportamenti illeciti documentati, con un periodo di conservazione massimo di sette giorni, dopo il quale vengono cancellati .
Obiettivi dichiarati e benefici attesi del controllo degli accessi negli stadi
Secondo De Siervo, l’introduzione del riconoscimento facciale mira a creare un ambiente più sicuro e accogliente per le famiglie, identificando con certezza i responsabili di atti violenti o discriminatori. Inoltre, si prevede una riduzione delle sanzioni a carico delle società sportive, grazie alla possibilità di individuare i colpevoli specifici anziché penalizzare l’intera tifoseria .
Nonostante le finalità dichiarate, l’iniziativa ha sollevato diverse preoccupazioni riguardo alla tutela della privacy e ai diritti civili. Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy, ha espresso timori circa la possibilità che il sistema si trasformi in uno strumento di sorveglianza di massa, sottolineando la fallibilità delle tecnologie attuali, in particolare nei confronti dei volti di persone di colore, e la facilità con cui possono essere ingannate .
A livello normativo, l’Italia ha prorogato fino al 31 dicembre 2025 la moratoria sull’uso del riconoscimento facciale in tempo reale nei luoghi pubblici, consentendone l’utilizzo solo per fini specifici e previa autorizzazione del Garante per la protezione dei dati personali . In Spagna, la Liga è stata sanzionata con una multa di un milione di euro per l’uso improprio di dati biometrici dei tifosi, evidenziando la necessità di un equilibrio tra sicurezza e rispetto della privacy .
L’introduzione del riconoscimento facciale negli stadi italiani rappresenta un tentativo di modernizzare la gestione della sicurezza durante gli eventi sportivi. Tuttavia, è fondamentale che l’implementazione di tali tecnologie avvenga nel rispetto delle normative vigenti e dei diritti fondamentali dei cittadini, garantendo trasparenza, proporzionalità e adeguate misure di tutela della privacy.
L’iniziativa, tuttavia, presenta ostacoli di natura economica, legale e organizzativa. I costi sono elevati e l’attuazione è resa complessa anche dalla mancanza di sostegno politico e dalle difficoltà economiche del settore calcistico, accentuate dalla pandemia e dal mancato adeguamento degli stipendi dei calciatori.
La Lega Serie A ha già condotto un test sperimentale del sistema nel 2019 presso lo stadio di Udine, in occasione della finale degli Europei Under 21. Il riconoscimento facciale fu attivato prima dell’inizio della partita su un numero limitato di soggetti predefiniti. Secondo quanto riferito, il sistema fu in grado di confrontare i volti rilevati con quelli presenti in un database delle forze dell’ordine, contenente i nominativi di persone colpite da provvedimenti di divieto d’accesso agli stadi.
Il sistema, nonostante il riscontro positivo del test, non fu però mai implementato stabilmente. Attualmente, è stato completato lo studio di fattibilità del progetto e si attende che venga discusso nella prossima assemblea della Lega. L’avvio definitivo resta subordinato all’approvazione da parte dei presidenti dei club e allo stanziamento del budget necessario, di cui non sono stati resi noti i dettagli.
Il caso spagnolo, simile all’Italia, ma con qualche variante
In Spagna si sta delineando un quadro simile a quello già affrontato dall’Italia: l’utilizzo del riconoscimento facciale per migliorare la sicurezza negli stadi di calcio e contrastare il razzismo. In Italia, già nel 2020, il governo aveva annunciato la sperimentazione di tecnologie innovative per rafforzare il controllo sugli spettatori durante gli eventi sportivi, anche in risposta a episodi di razzismo contro calciatori come Mario Balotelli. In Spagna, casi recenti come gli insulti razzisti rivolti a Vinicius Jr. nel 2023 hanno riacceso il dibattito sull’efficacia di tali strumenti.
LaLiga ha proposto al governo spagnolo di modificare la Legge 19/2007 per consentire esplicitamente l’uso di tecnologie biometriche negli stadi, facendo leva sull’art. 9.2 g) del GDPR, che ammette il trattamento di dati particolari in presenza di motivi di interesse pubblico rilevante. Attualmente, però, tale legge non contempla il trattamento di dati biometrici, limitandosi a regolare l’identificazione nominale dei possessori dei biglietti. Perciò, l’AEPD (Autorità garante della protezione dei dati) ha dichiarato illegittimo l’uso del riconoscimento facciale in assenza di una normativa specifica che ne disciplini le condizioni.
Il contesto normativo europeo frammentato
A livello europeo, l’approccio all’uso del riconoscimento facciale negli spazi pubblici è eterogeneo. Alcuni Stati, come la Danimarca, ne permettono l’impiego in ambiti sportivi, mentre altri, come la Francia, lo vietano in assenza di norme specifiche. Il GDPR, pur stabilendo principi comuni, lascia margini di discrezionalità agli Stati membri, creando un quadro normativo disomogeneo. L’assenza di una linea comune europea genera incertezza sia per le istituzioni che per i cittadini.
Le autorità pubbliche e le istituzioni europee si trovano spesso divise tra esigenze di sicurezza e tutela della privacy. In Francia, ad esempio, il Ministero dello Sport ha promosso l’uso di sistemi biometrici per eventi futuri, ma il CNIL (garante francese della privacy) si è opposto fermamente, evidenziando le violazioni delle normative sulla protezione dei dati. Anche in Italia, una moratoria legislativa ha sospeso l’impiego di questi sistemi fino al termine del 2023, salvo per fini investigativi o di sicurezza pubblica.
In assenza di una legge che autorizzi il trattamento dei dati biometrici, il consenso esplicito dell’interessato rappresenta un’eventuale base giuridica per l’utilizzo del riconoscimento facciale. Affinché sia valido, tale consenso deve essere libero, informato e revocabile, senza che la sua mancata concessione comporti svantaggi per l’utente, come il divieto di accesso allo stadio. L’esempio dello stadio dell’Ajax ad Amsterdam dimostra che è possibile implementare sistemi biometrici su base volontaria e trasparente.
Le implicazioni costituzionali in Spagna
In Spagna, eventuali limitazioni al diritto alla protezione dei dati devono essere stabilite dalla legge, in conformità all’art. 53.1 della Costituzione. Qualsiasi intervento legislativo che incida su diritti fondamentali deve essere giustificato, proporzionato e prevedere garanzie sufficienti per evitare abusi. La Corte Costituzionale ha sottolineato l’importanza di misure tecniche e organizzative che mitighino i rischi derivanti dall’uso di tecnologie invasive.
La sfida principale per l’Europa è superare la visione dicotomica tra privacy e sicurezza. In questo senso, si propone una nuova concezione di “diritti fondamentali intelligenti” (Smart Fundamental Rights), in cui la collaborazione tra diritti collettivi e individuali consenta soluzioni equilibrate e coerenti. La protezione della privacy, considerata un “super diritto fondamentale“, deve coesistere con la necessità di garantire sicurezza e ordine pubblico, soprattutto in contesti come gli eventi sportivi di massa.
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