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Per la Juventus il 2025 inizia peggio di come finisce il 2024, ma lasciate lavorare in pace Motta (che si farà, anche secondo Gasperini)

Scritto da Francesco Andriani, 4 Gennaio 2025 - Tempo di lettura: 3 minuti

Si aspettava questa sconfitta, per giustificare settimane di critiche contro una squadra che ha un bel gioco ma anche un'impavido sprezzo del pericolo (come il rigore e l'autogol di ieri sera).

Ci sono delle dichiarazioni post gara che lasciano riflettere i tifosi bianconeri, come quelle di Locatelli – che è diventato il nuovo capitano della Juventus dopo l’addio di Danilo – che ci ha messo la faccia in conferenza stampa. Il ragazzo ha ammesso che il suo errore ha causato il rigore del pareggio, diventato poi sconfitta, dichiarazione che lascia trasparire grande onestà e maturità, ma a questo gruppo non basta.

Thiago Motta sulla panchina bianconera

Thiago Motta sulla panchina bianconera

La sconfitta per 2-1 contro il Milan nella semifinale di Supercoppa Italiana ha comportato l’eliminazione dalla competizione e, di conseguenza, la perdita della possibilità di conquistare un trofeo: questa è la prima grande verità dopo la serata di ieri. Oltre al danno sportivo, ci sono anche ripercussioni economiche significative: la squadra vincitrice della Supercoppa riceve circa 8 milioni di euro, mentre chi partecipa alla Final Four ne guadagna solo 1,6-1,7 milioni, con una differenza di circa 7 milioni. La partita ha generato molte polemiche, specie sui social, con critiche alle scelte di formazione e ai cambi effettuati dall’allenatore Thiago Motta. La Juventus era in vantaggio per 1-0 fino al 65° minuto e sembrava controllare la gara, ma ha poi subito la rimonta del Milan, anzi sarebbe più corretto dire fino a quando non si è segnata la due reti da sola.

Quello della Juventus è un progetto triennale

Quando Motta si presenta in conferenza stampa, dichiara sempre (più o meno) la stessa pantomima: “dobbiamo crescere“, c’è da migliorare a voce alta, “lasciatemi lavorare in santa pace” se invece diamo interpretazione al linguaggio del corpo e alla mimica. Ed è giusto. Il progetto bianconero è un piano triennale di rilancio e resilienza, per capirci, anche se i tifosi juventini non sono abituati a queste fasi di ristrutturazione. È la mancanza di una dirigenza in grado di metterci la faccia che inizia a farsi sentire: sono sempre gli stessi che vanno davanti ai microfoni mettendo la propria di responsabilità davanti a tutto.

La sconfitta è arrivata, non aspettavamo altro che quella. Per ribadire che la Juventus non è la Juventus, che Motta non è da Juventus, che vincere non è l’unica cosa che conta, alla Juventus. Poco importa che la squadra abbia avuto il pallino del gioco per un’ora, che Vlahovic non abbia sostituti degni in panchina, la difesa la coperta cortissima, che l’età media dei ragazzi in campo sia da squadra primavera. Non si tratta di accontentare l’altra fetta di tifo italico, quasi ad enfatizzare la paura che la squadra più titolata d’Italia possa inaugurare un altro ciclo vincente. Si tratta invece di rispetto sportivo verso realtà, come la Juventus, attualmente in fase di ricostruzione. Rispetto che va chiesto ai tifosi della Juventus, non di certo agli altri. È un autolesionismo circolare che dura dai tempi di Allegri.

Ci sta, che lo sport conosca negli anni diversi vincitori, come il Napoli di Spalletti, l’Inter di Inzaghi, il Milan di Pioli. È il bello del calcio, così come troppi sono stati i nove scudetti consecutivi bianconeri – fardello che adesso pesa sull’umore dei tifosi – cartina tornasole al tempo di una Serie A che aveva perso completamente appeal internazionale. E che quest’anno invece sta regalando – finalmente – spettacolo. Lo spettacolo passa, chiedete a Gasperini, soprattutto dalle sconfitte. È da lì che si inizia a migliorare.

Ora il vero Motta mostri la sua faccia (e il suo carattere)

Così, forse, scrollatosi di dosso il peso di una sconfitta, Motta potrà iniziare a fare la voce grossa nello spogliatoio: d’altronde, cosa puoi rimproverare a una squadra quando pareggia? Poco. Ad una che perde una partita su trenta? Pochissimo. Ad un gruppo di ragazzi che si fa rimontare e che fa fatica a vincere col Venezia? Dipende dai punti di vista, uno su tutti: in campo c’è anche l’avversario.

È la sconfitta terapeutica che serve a tutti, lato bianconero. Lasciate lavorare Motta, in santa pace. Non è l’anno della Juventus che vince lo scudetto o la Champions. Chi si ricorda Klopp al primo anno a Liverpool? Ottavo posto in campionato, culminato con la finale di Europa League persa col Siviglia. Sappiamo tutti come è andata la storia.

Anche Gasperini, commentando le difficoltà di Thiago Motta alla Juventus, le definisce normali. Riconosce le ottime soluzioni tattiche adottate da Motta sin dall’annata a Bologna, in particolare nelle uscite basse, ma sottolinea come allenare la Juventus rappresenti una sfida completamente diversa. Esprime fiducia nelle capacità di Motta, considerandolo un tecnico giovane destinato a crescere e maturare.

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