I tifosi invocano De Rossi, ma un suo ritorno sarebbe veramente utile alla squadra?
Si, è ancora sotto contratto con la Roma, ma bisogna valutare attentamente alcuni fattori prima di lasciarsi cogliere dal romanticismo da stadio
Il possibile ritorno di Daniele De Rossi come allenatore della Roma, seppur improbabile, è oggetto di discussione per il potenziale impatto positivo che potrebbe avere su un ambiente calcistico attualmente travagliato. Nonostante alcune recenti vittorie di misura contro squadre come Dinamo Kiev e Torino, l’entusiasmo dei tifosi è rimasto ai minimi storici, privo di quella passione profonda che solitamente contraddistingue la piazza giallorossa. L’origine di questa apatia è da ricercarsi non solo nel gioco della squadra, ma anche in dissidi più radicati, emersi con maggior forza a seguito dell’esonero di De Rossi e delle successive dimissioni della dirigente Lina Souloukou. Questi eventi hanno alimentato un clima di sfiducia verso la dirigenza. L’attuale decisione, che sembra propensa verso “una fiducia a tempo” verso Juric, non aiuta certamente lo spogliatoio giallorosso, al momento.

Daniele De Rossi
Anche se la proprietà della Roma non sembra incline a richiamare De Rossi, un suo ritorno potrebbe rappresentare un importante punto di contatto con i tifosi, per i quali DDR resta una figura iconica e positiva. La sua presenza potrebbe colmare la mancanza di una figura “identitaria” nel club, rafforzando il legame con la storia e con i valori cari alla tifoseria. Inoltre, il cambio di allenatore a novembre potrebbe comportare non solo difficoltà tecniche, ma anche costi aggiuntivi, per cui l’ipotesi di un ritorno di De Rossi sembrerebbe una soluzione praticabile per evitare spese ingenti.
Molti giocatori apprezzano l’allenatore, il suo ritorno potrebbe agevolare una transizione più dolce, limitando gli effetti negativi di un nuovo cambio in panchina. Ma siamo sicuri che dal punto di vista dei risultati il suo ritorno gioverebbe a questa Roma?
I numeri di De Rossi sulla panchina giallorossa
Daniele De Rossi è stato esonerato dalla panchina della Roma dopo una serie di risultati deludenti, culminati in un avvio di stagione in cui ha racimolato solo tre punti nei primi quattro turni. L’ex allenatore della Spal ha guidato la Roma dal 16 gennaio al 18 settembre 2024, collezionando un totale di 30 partite: 14 vittorie, 9 pareggi e 7 sconfitte, con un bilancio complessivo di 51 punti e una media di 1,70 punti per partita.
Durante il suo periodo alla guida dei giallorossi, De Rossi ha avuto alcuni momenti di successo, come le tre vittorie consecutive in campionato contro Verona, Salernitana e Cagliari, e le importanti qualificazioni ottenute contro il Feyenoord e il Brighton nelle competizioni europee. La Roma, sotto la sua direzione, è arrivata fino ai quarti di finale di Europa League, dove ha affrontato e battuto il Milan sia all’andata che al ritorno, dimostrando di poter competere a livelli sopra la media sia in Italia che in Europa.
Le difficoltà sono emerse nelle fasi successive, in particolare con la sconfitta in semifinale di Europa League contro il Bayer Leverkusen, che ha visto poi il club tedesco fermarsi in finale contro l’Atalanta. Dopo questo risultato, la Roma ha subito un periodo di alti e bassi che si è riflesso anche in campionato, dove ha chiuso al sesto posto, garantendosi comunque una nuova partecipazione alla Uefa Europa League per la stagione successiva.
L’inizio di questa stagione, dopo una campagna acquisti mirata e orchestrata con l’aiuto dello stesso tecnico – pensiamo all’acquisto di Matias Soulé, ad esempio – non è stato dei migliori. La storia la conosciamo tutti. Ma facendo un parallelo delle prestazioni dei singoli con Juric adesso e De Rossi prima, possiamo capire come possa nascondersi un problema “di gruppo”, con la necessità di fare delle scelte impegnative dal punto di vista personale. Quello che sta facendo attualmente Juric, seppur in carenza di risultati e di gioco, non è così lontano dall’idea di rifondazione in atto in casa Roma. Da questo punto di vista, la scelta sul tecnico ex Torino sarebbe più orientata verso il suo carattere da sergente di ferro che per l’idea di risultati da raggiungere sul campo.
Secondo noi, infatti, la Roma sta cercando di fare una sorta di tabula rasa in alcuni reparti della squadra, togliendo dal gruppo quelle individualità che possono destabilizzare lo spogliatoio: potrebbe De Rossi avere un pugno saldo da continuare questa opera di rifondazione a Trigoria? Proprio De Rossi che ha messo in quei tre o quattro giocatori come Mancini, Paredes, Pellegrini e Cristante, il centro del suo gioco. E proprio quei giocatori che spesso vengono criticati dai tifosi e vengono “rivangati” di non impegnarsi abbastanza per la Roma. Dove sta la verità? Forse nel mezzo.
La fiducia a ore data a Juric potrebbe essere l’idea meno corretta dopo l’esonero di De Rossi
Ma è troppo presto, a novembre, cercare un nuovo tecnico e mettergli sulle spalle il peso di un’intera stagione. Il momento è propizio, quindi, per dare un nuovo indirizzo a questa squadra, che potrà affrontare un’annata di transizione e perché no, dare (a livello di spogliatoio) finalmente fiducia a Juric. Cacciarlo adesso significherebbe ricominciare da zero. Riprendersi De Rossi invece controproverebbe di non aver ben capito il perché dell’averlo esonerato.
Sia chiaro, noi amiamo De Rossi, come uomo e anche come allenatore, anche se si sta ancora facendo le ossa (non dovrebbe essere un’eresia questa affermazione). I suoi tifosi sembrano disposti a dargli tutto il tempo del mondo, perché credono nella sua romanità. E questo per la dirigenza dovrebbe avere il suo peso.
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