Il 4-2-3-1 è un modulo che nasce nel 2000 e che sembra andare molto di moda in Europa negli ultimi mesi. Perché?
Il 4-2-3-1 rappresenta una pietra miliare nella tattica calcistica, un modulo che ha saputo adattarsi ai tempi, influenzando profondamente il modo in cui le squadre interpretano il gioco, sia a livello di club che di nazionali.
Il modulo 4-2-3-1 è stato una delle grandi innovazioni tattiche del calcio negli anni 2000, portando una rivoluzione sia nei club che nelle nazionali. Questo schema di gioco, introdotto da Vicente Del Bosque nel suo Real Madrid dei “galacticos“, è diventato rapidamente una scelta diffusa tra molti allenatori.
Il 4-2-3-1 si fonda su alcuni principi chiave: una difesa a quattro, due mediani davanti alla difesa, tre trequartisti e una punta centrale. Nella sua versione più classica, i due mediani possono essere un regista e un interditore, mentre i trequartisti vedono spesso un fantasista centrale supportato da due ali. La punta centrale, preferibilmente, non è un semplice finalizzatore ma partecipa attivamente alla costruzione del gioco. Questo modulo, pur essendo relativamente semplice da impostare, richiede un alto livello di sacrificio e coesione tra i giocatori.

Il modulo del futuro?
Le caratteristiche del 4-2-3-1
Nel contesto calcistico, è fondamentale che i giocatori siano messi nelle condizioni di esprimere al meglio le proprie caratteristiche. Nel caso specifico del trequartista, spesso relegato in ruoli di seconda punta o esterno per il bene della squadra, si è ipotizzato l’uso di diversi sistemi di gioco che possano mettere in evidenza le sue qualità tecniche, così come quelle degli esterni offensivi. Tra le varie opzioni analizzate, il modulo 4231 è stato considerato il più efficace per garantire la presenza di giocatori con attitudini offensive e un adeguato equilibrio difensivo.
Il 4231 permette di distribuire i giocatori su quattro linee di gioco, minimizzando gli squilibri, che possono emergere solo nella zona dei centrocampisti centrali. In particolare, si evidenzia la necessità di un’adeguata collaborazione tra i centrocampisti e gli esterni, garantendo copertura e supporto durante le fasi difensive. Quando la squadra recupera rapidamente palla, può contare su tre giocatori offensivi oltre la linea della palla, consentendo un’immediata finalizzazione. Il portiere deve possedere una buona capacità di lettura del gioco e abilità nel rilancio, mentre la linea difensiva deve essere ben organizzata. I difensori devono saper effettuare uscite rapide e ritiri compatti, adattandosi alle situazioni di gioco. I due centrali difensivi devono essere forti fisicamente e rapidi, con un buon gioco aereo. Inoltre, devono essere in grado di comunicare efficacemente per gestire le marcature degli attaccanti avversari.
I centrocampisti centrali devono essere abili nel contenimento e nel mantenimento delle giuste distanze tra i reparti. Dovrebbero evitare interventi rischiosi oltre la metà campo per non creare varchi per l’attacco avversario. È importante avere almeno due giocatori con simili caratteristiche fisiche e tecniche, data la loro esposizione a sanzioni e cali di forma.
Gli esterni offensivi devono essere veloci e in grado di affrontare gli avversari sia con che senza palla. Il trequartista, definito mezzapunta, riveste un ruolo cruciale, dovendo possedere elevate doti tecniche e capacità di smarcamento. La punta centrale, a sua volta, deve essere abile nel mantenere il possesso e creare spazi per gli altri attaccanti.
Inizialmente scettico sull’efficacia del 4231, il calcio moderno sta virando questo sistema che ha permesso di sviluppare numerose soluzioni offensive e di mantenere una buona applicazione difensiva.
Le squadre avversarie sono state affrontate con vari sistemi di gioco, ma il 4231 ha sempre garantito solidità e creatività. La figura del trequartista è risultata fondamentale, richiedendo un’attenzione particolare nella preparazione tecnica e nella gestione delle difese avversarie.
Il primo grande successo del 4-2-3-1 si è visto nel Real Madrid di Del Bosque, che vinse la Champions League con giocatori del calibro di Figo, Zidane e Raul, supportati dai mediani Makelele e Cambiasso. Questo modulo fu adottato da diverse squadre nazionali, come l’Italia di Trapattoni a Euro 2004, la Francia di Domenech nel 2006 e il Portogallo di Scolari tra il 2004 e il 2006.
La rinascita del 4-2-3-1 con Spalletti e Benitez
Un secondo momento di gloria per il 4-2-3-1 arrivò con Luciano Spalletti alla Roma nel 2006. Dopo gli infortuni di Nonda e Montella, Spalletti schierò Totti come unica punta, supportato da tre trequartisti. Questo cambiamento tattico portò la Roma a ottenere un record di 11 vittorie consecutive. Anche il Liverpool di Rafa Benitez, nella stagione 2007-2008, adottò una versione simile con Gerrard come incursore centrale.
Nell’ultima decade, il 4-2-3-1 è diventato il modulo dominante, sia a livello di club che di nazionali. Tra i principali fautori troviamo José Mourinho con il suo Inter del triplete, che schierava Milito come punta centrale, supportato da Sneijder, Eto’o e Pandev, e Louis van Gaal con il Bayern Monaco. Anche le nazionali, come il Brasile di Dunga e l’Olanda di Van Marwijk, adottarono questo schema, dimostrando la sua versatilità.
Negli ultimi anni, il calcio ha visto una crescente duttilità nei giocatori, con il 4-2-3-1 che si adatta alle diverse esigenze tattiche. L’evoluzione di questo modulo ha mostrato come sia possibile far convivere grandi talenti in campo, senza sacrificare la solidità difensiva. Oggi, molte squadre alternano tra il 4-2-3-1 e altri moduli, dimostrando che la versatilità è diventata un aspetto fondamentale nel calcio moderno.
Uno dei punti cruciali del voler giocare con una punta centrale riguarda proprio la qualità della punta. Deve essere forte fisicamente, veloce e avere una buona dose di visione del gioco. È infatti la punta che smisterà i palloni ripuliti dalla difesa quando ci si ritrova in fase difensiva, magari sportellando con i difensore avversario, cercando di domare un pallone che cade dall’alto. La prima caratteristica dell’attaccante è proprio quella di poter (e dover) vincere gli scontri aerei. La seconda è quella di avere un buon piede nella misura del passaggio e della sua profondità: saper leggere la velocità di corsa degli esterni, capire quanta batteria è rimasta nelle loro gambe, scegliere il lato verso cui smistare il pallone più adatto.
Se la prima punta non è proporzionata al valore della rosa, bisognerà affiancare una seconda punta in grado di riempire l’area, altro motivo per cui i centrocampisti (mediani) devono avere buone doti di inserimento, caratteristiche fondamentali nel calcio moderno. Giocare con due punte toglie energie al centrocampo, a patto che i due attaccanti sappiano dettarsi bene la profondità: l’esempio tipico è stato il calcio di Antonio Conte (che adotta un 3-5-2) con la coppia di attaccanti dell’Inter nel 2021 Lukaku-Lautaro Martinez e che adesso sta cercando di riproporre con la coppia Lukaku-Kvaratskhelia al Napoli.
È il 4231 tuttavia che si adatta alle varie fasi del gioco, avendo come deficit forse il dover far pesare la fase offensiva da un solo giocatore, costringendo le mezze punte a dover fare un lavoro a “tutta fascia” con un notevole dispendio di energie fisiche e mentali. Ma nel calcio moderno dei cinque cambi, è proprio il modulo che stavamo cercando per un calcio veloce, meno tattico e più propositivo: in Italia, dopo decenni di catenaccio, è la rivoluzione tattica che ci voleva per riportare l’interesse del pubblico nella nostra Serie A.
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