Manchester United, l’eredità di Ferguson è stata un macigno più che un lascito: cosa c’entra col declino dei Red Devils?
Sir Alex Ferguson ha portato il Manchester United ai vertici del calcio mondiale, trasformandolo in una delle squadre più vincenti e riconosciute a livello globale. Eppure qualcuno fa notare che una sua mossa ha fatto più danni che altro
I tifosi del Manchester United si trovano in un momento di contraddizioni. Da una parte l’entusiasmo per la finale di Europa League contro il Tottenham, in programma a Bilbao il 21 maggio; dall’altra la consapevolezza di una crisi profonda che affligge la squadra, come emerso chiaramente dopo la sconfitta contro il West Ham e dalle dichiarazioni schiette di Ruben Amorim. Questo presente complicato riporta alla memoria il caos del 2005, quando il club si preparava a una finale di FA Cup mentre veniva completata la discussa acquisizione da parte della famiglia Glazer.

Louis van Gaal e gli altri dopo Sir Alex Ferguson non hanno saputo gestire le finanze, sperperando milioni di euro sul mercato senza vincere sostanzialmente nulla
Le radici del tracollo: l’acquisizione Glazer e il peso del debito economico
Dal 1931 fino al 2005, il Manchester United aveva gestito i propri conti in maniera equilibrata. L’ingresso dei Glazer, avvenuto attraverso una manovra finanziaria altamente indebitata, ha capovolto la stabilità del club. Attualmente, i debiti ammontano a oltre 1,7 miliardi di dollari, costringendo Sir Jim Ratcliffe a drastici tagli interni, tra cui il licenziamento di più di 400 dipendenti nell’ultimo anno. Questi vincoli finanziari hanno ridotto significativamente la capacità di spesa sul mercato e messo il club in pericolo di violazione dei regolamenti economici della Premier League.
La vicenda dell’acquisizione trova le sue radici in una storia piuttosto singolare, che ruota attorno alla passione di Sir Alex Ferguson per l’ippica. L’ex allenatore aveva stretto rapporti con i miliardari irlandesi John Magnier e JP McManus, azionisti del club e proprietari del celebre allevamento Coolmore. I due avevano persino donato a Ferguson un cavallo da corsa, Rock of Gibraltar. Tuttavia, un disaccordo sui diritti di riproduzione dell’animale, valutati decine di milioni di sterline, portò a una battaglia legale che si concluse con un accordo extragiudiziale. Poco dopo, Magnier e McManus cedettero le loro quote a Malcolm Glazer, aprendo la strada all’acquisizione statunitense.
Secondo molti sostenitori dello United, Ferguson avrebbe potuto impedire il passaggio di proprietà. Alcuni attivisti, come Andy Walsh e John Paul O’Neill (fondatore dell’FC United of Manchester), ritengono che un segnale chiaro di opposizione da parte dello scozzese – ad esempio, l’annuncio delle sue dimissioni – avrebbe potuto far naufragare l’intera operazione. Ma Ferguson non si è mai opposto apertamente. Anzi, una volta concluso l’accordo, ha sempre mantenuto buoni rapporti con i Glazer, affermando nel 2012 che lo avevano sempre sostenuto, anche dal punto di vista economico.
In realtà, i vincoli finanziari imposti dopo l’acquisizione avevano limitato fortemente il margine d’azione del tecnico. Nei primi anni post-Glazer, Ferguson ha potuto contare su budget ridotti, affidandosi ad acquisti mirati e a basso costo come Van der Sar, Park Ji-sung e Carrick. Solo nell’estate 2007 ottenne un margine più ampio per rinforzare la rosa, con arrivi come Tevez (in prestito), Nani e Hargreaves, che contribuirono al trionfo in Champions League del 2008.
Malgrado le difficoltà economiche, Ferguson riuscì a mantenere il club competitivo: nel 2010 perse il titolo per un solo punto contro il Chelsea, ma lo riconquistò l’anno successivo. E nel 2013, con l’acquisto decisivo di Robin van Persie, regalò ai tifosi l’ultima Premier League prima del suo addio.
Spese folli dopo Ferguson (di cui ovviamente Sir Alex non ha colpe)
Il paradosso sta nel fatto che, dopo il ritiro di Ferguson, i Glazer cominciarono a investire massicciamente. Louis van Gaal, ad esempio, spese quasi 300 milioni di sterline in due estati, Mourinho superò i 400 milioni nei primi due anni e Erik ten Hag ha investito quasi 800 milioni in tre stagioni. Eppure, nonostante queste cifre, il Manchester United non è mai riuscito a ritrovare la stabilità tecnica e i risultati dell’era Ferguson.
Ferguson tra mito e responsabilità: il suo coinvolgimento, anche se involontario, nella cessione del club ai Glazer e la sua mancata opposizione, ha lasciato un’eredità ambigua. Molti tifosi vedono in quella scelta (o da quella scelta) l’inizio di un lento declino, mascherato dai successi sul campo ma aggravato da una gestione societaria che continua a far discutere. Due decenni dopo, la domanda resta aperta: quanto pesa davvero la mano di Ferguson nel destino attuale dei Red Devils?
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