Barcellona, la linea difensiva è da brividi! E quel calcio alla Zeman proveniente dagli anni ’70
Nel modulo di partenza, un 4-2-3-1, Flick può permettersi giocatori offensivi di alto profilo come Yamal, Raphinha e Pedri. Ma gli spazi lasciati in difesa sul lato opposto all'azione sono da brividi
Il Barcellona, sotto la guida di Hansi Flick, ha adottato un’impostazione difensiva audace e moderna, tenendo costantemente alta la linea arretrata. Tuttavia, questa non è una semplice mossa per forzare il fuorigioco: alla base c’è una valutazione ragionata del rapporto tra vantaggi e rischi. Flick ha probabilmente calcolato che i suoi difensori, dotati di grande atletismo e velocità, sono in grado di coprire ampi spazi alle loro spalle, anche in caso di errori o situazioni pericolose, recuperando anche 50 metri senza grosse difficoltà.

Hansi Flick
La pressione avanzata come presupposto fondamentale
Per mantenere questo tipo di assetto, servono centrocampisti con caratteristiche specifiche. Il pressing costante sul portatore di palla e la capacità di riconquistare immediatamente il possesso sono fondamentali per consentire alla difesa di rimanere alta. Il Barcellona riesce a esercitare un’intensità elevatissima nelle zone vicine alla palla, limitando gli spazi e il tempo per le decisioni degli avversari. Questo approccio, tipico del “gegenpressing“, toglie agli avversari la possibilità di imbastire azioni in profondità, legittimando così la posizione avanzata della linea difensiva.
I dati confermano l’efficacia del sistema: in stagione, al Barcellona sono stati assegnati ben 115 fuorigioco a favore, un numero nettamente superiore rispetto a squadre come Brighton (65) o Stoccarda (54). Nella partita contro il Real Madrid, Kylian Mbappé è stato pizzicato otto volte in posizione irregolare in soli trenta minuti. Questa statistica è il risultato di un’interpretazione perfetta dei tempi di attacco della linea difensiva. A differenza di altre squadre che retrocedono per coprire, il Barça rimane alto e, anche in caso di palla persa, i difensori possono recuperare in velocità. In questo contesto, il VAR assume un ruolo cruciale, poiché la precisione millimetrica nelle decisioni diventa essenziale.
Il punto debole: il lato opposto all’azione
Nonostante l’organizzazione tattica, la squadra catalana può andare in difficoltà in una situazione specifica: l’attacco sul lato cieco. Quando il pallone si trova da una parte, la difesa blaugrana tende a scivolare compatta verso quel lato, lasciando il lato opposto più scoperto. Se l’avversario riesce a cambiare gioco velocemente, obbliga i difensori del Barcellona a effettuare lunghe diagonali, che possono essere difficili da completare in tempo utile per chiudere lo spazio.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il lancio lungo dal portiere non è scomparso, anzi. In un calcio sempre più votato al pressing offensivo, molte squadre si portano con aggressività fino alla trequarti avversaria, creando duelli individuali su tutto il campo. In questo contesto, avere un portiere capace di calciare con precisione diventa un vantaggio importante, perché consente di ribaltare l’azione in pochi secondi. Guardiola con Ederson e De Zerbi con il Brighton sono esempi noti di allenatori che, pur prediligendo il gioco corto, sanno utilizzare il lancio diretto quando necessario.
È fondamentale disporre di attaccanti intelligenti nei movimenti, in grado di smarcarsi e attaccare lo spazio al momento giusto. Anche i portieri devono essere dotati di visione e precisione nei lanci per individuare il compagno libero. Tuttavia, la scelta degli interpreti dipende sempre dalle caratteristiche individuali: nel calcio moderno si cerca di formare giocatori versatili, capaci di ricoprire più ruoli e adattarsi a contesti dinamici.
Il Barcellona di Flick e la linea altissima: modernità o ritorno al passato?
L’attuale Barcellona allenato da Hansi Flick ha sorpreso l’Europa per il suo modo di difendere: una linea altissima, quasi ossessiva, che ha prodotto numeri impressionanti. Con 161 fuorigioco provocati in stagione – ben 58 più del nostro Parma, ad esempio (altra difesa che ama giocare altissima) – i blaugrana stanno rivoluzionando il concetto di difesa moderna. Non è solo questione di numeri: il baricentro medio della squadra è a 54,6 metri, il terzo più alto d’Europa, e la linea difensiva opera quasi stabilmente nella metà campo avversaria.
Un attacco spregiudicato che genera spazi e caos. Il rischio è calcolato, e l’impostazione tattica consente di aggredire subito dopo la perdita del pallone, mantenendo sempre la squadra alta. Il risultato è un gioco che mette continuamente in difficoltà gli avversari, costretti a prendere decisioni rapide, spesso sbagliate.
Contro questo Barcellona, l’Inter di Inzaghi ha preparato la sfida con grande attenzione. La chiave è stata sfruttare la profondità e la capacità di manipolare il pressing avversario, cercando combinazioni veloci tra Thuram, i centrocampisti e gli esterni. Fondamentali sono stati i raddoppi sulle fasce e i cambi di gioco rapidi, specie in fase di transizione. Il piano per la gara di ritorno è chiaro, ma, come ha spesso accade, la teoria spesso si scontra con la realtà e la fantasia del giovani giocatori del Barcellona.
Potrebbe interessarti anche: