Perché il rigore negato alla Roma contro l’Atalanta ha fatto discutere (e infuriare Ranieri)?
Rigore assegnato e poi revocato: il caso Koné-Pasalic fa infuriare Ranieri (ma il rigore non c'era). Perché allora l'allenatore giallorosso è andato su tutte le furie?
Durante la sfida tra Atalanta e Roma, uno degli episodi più discussi è avvenuto al 65° minuto, quando l’arbitro Sozza ha inizialmente concesso un calcio di rigore alla formazione giallorossa. Il provvedimento è stato preso in seguito a un contrasto tra Koné e Pasalic, apparso in diretta come un intervento falloso da parte del centrocampista dell’Atalanta.

Ranieri nel dopo partita di Atalanta-Roma
L’intervento del Var e l’On Field Review
Pochi istanti dopo, il direttore di gara è stato richiamato al monitor dal Var, con Abisso alla postazione video. Dopo aver rivisto le immagini, Sozza ha cambiato la propria decisione e ha annullato il penalty. Il motivo: il contatto tra i due giocatori è risultato minimo e sembra essere stato cercato in maniera volontaria da parte del calciatore romanista. Di conseguenza, il rigore è stato correttamente revocato.
Dai replay trasmessi ai telespettatori e allo stesso arbitro, è emerso che Pasalic non impatta in maniera netta su Koné. Il centrocampista nerazzurro tenta di intervenire sul pallone, mentre il giocatore della Roma si dirige verso di lui accentuando il contatto, comunque lieve. L’episodio è rimasto comunque borderline, lasciando spazio a interpretazioni, ma l’intervento del Var è stato giudicato adeguato.
Nonostante il rigore sia stato tolto, l’arbitro ha deciso di non sanzionare Koné con un’ammonizione per simulazione. La scelta è dipesa dalla valutazione che, pur essendo il contatto marginale e in parte provocato dal giocatore offensivo, non si trattava di un chiaro tentativo di inganno.
Altri episodi dubbi nel match
La gara è stata caratterizzata anche da altre decisioni arbitrali al centro dell’attenzione. Al 21° del secondo tempo, Angelino avrebbe potuto ricevere un cartellino giallo per un intervento pericoloso su De Ketelaere, con la gamba alzata all’altezza della testa dell’avversario. Al 34’, invece, Mancini ha bloccato la ripartenza di Retegui trattenendolo in modo evidente: anche in questo caso, l’ammonizione sarebbe stata appropriata per comportamento antisportivo. Entrambi gli episodi sono stati segnalati come sviste dal punto di vista disciplinare.
Ranieri furioso con Marelli durante l’intervista concessa a DAZN
Quello che ha fatto infuriare Ranieri, oltre alla presunta entità o meno del contatto, è la modalità con cui viene richiamato il VAR a partita in corso. L’allenatore della Roma, visibilmente contrariato, si è presentato davanti ai microfoni di DAZN per esprimere il proprio disappunto riguardo al rigore non assegnato alla sua squadra: senza attendere domande, ha voluto affrontare subito il tema dell’episodio controverso, chiedendo spiegazioni in diretta: “Vorrei sapere se il rigore c’era o no. Ci è sempre stato detto che il VAR interviene solo in caso di errore chiaro, ma lì si vede benissimo che Pasalic colpisce il ginocchio del mio giocatore”.
Ranieri ha criticato duramente la gestione della situazione, sottolineando: “Non si può accettare che in certi casi si intervenga e in altri no. È una disparità di giudizio. Quello è un rigore, e se l’arbitro lo fischia non si dovrebbe annullare”.
“Possiamo discutere se è rigore o no. Se non lo dava, il Var si doveva star zitto, ma una volta che l’ha dato non doveva intervenire! Ci è stato detto questo”
Lo scontro in diretta con Marelli. Durante l’intervista, l’ex arbitro e opinionista Luca Marelli è intervenuto per fornire la propria lettura dell’episodio, sostenendo che non ci sia stato alcun contatto evidente tra i giocatori. Questa affermazione ha ulteriormente esasperato Ranieri, che ha risposto con tono polemico: “Ah, non c’è stato contatto? Ma si vede chiaramente! Pasalic non tocca il pallone, entra sull’uomo. Come può dire che non c’è nulla? Lo stiamo guardando!”. Dopo qualche istante di silenzio, l’allenatore ha interrotto bruscamente l’intervista con un saluto secco: “Va bene, buonasera”, lasciando la postazione visibilmente alterato.
A seguito dell’episodio, nessun tesserato della Roma ha partecipato alla conferenza stampa post partita. Lo stesso Ranieri ha giustificato questa scelta con poche parole, lasciando intendere il timore di ulteriori provvedimenti disciplinari: “Non voglio che qualcuno venga squalificato”. Una decisione che conferma il clima teso e l’insoddisfazione per la gestione arbitrale dell’incontro. La vicenda, destinata a far discutere, riapre il dibattito sull’uso del VAR e sull’uniformità dei criteri adottati nelle sue applicazioni. Non tanto la decisione in sé, quanto la varianza (oggettivamente troppo variegata nei casi) con cui viene richiamato l’arbitro per rivedere i singoli episodi. Va sottolineato che il direttore di gara ha inizialmente assegnato il penalty, per poi essere richiamato al monitor. Situazione – questa in particolare – che è stata gestita nel più corretto dei modi (essendo l’arbitro in posizione non ottimale per giudicare il penalty, considerando anche la condotta dei due giocatori, in particolare quella di Pasalic che non interviene in modo diretto su Koné in questa circostanza troppo leggero nel cadere).
Il problema, se così si può chiamare, è che in altri match, situazioni simili sono state gestite in modo differente. L’uniformità riguardo l’utilizzo del VAR è uno dei nodi più intricati da sciogliere in ambito calcistico: la difficoltà di utilizzo e la sensazione di “essere penalizzati” dallo strumento sono legittime, in maniera proporzionale all’importanza delle decisioni che vengono prese in campo. Altrimenti, non sarebbe mai stato introdotto – di certo non è stato progettato per alimentare le polemiche – ma pensare di spegnerle del tutto con l’ausilio della tecnologia è oggettivamente impossibile: è la bellezza di questo sport.
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