Meta rinuncia al fact-checking, assecondando la nuova era Trump
Meta abbandona il fact-checking: una svolta che guarda a Trump e al free speech
Il 7 gennaio 2025, Mark Zuckerberg, CEO di Meta, ha annunciato una serie di modifiche radicali nelle politiche di moderazione dei contenuti sulle sue piattaforme, tra cui Facebook e Instagram. La novità più significativa riguarda l’abolizione del programma di fact-checking, introdotto nel 2016, che aveva lo scopo di combattere la disinformazione attraverso l’intervento di organizzazioni indipendenti di verifica dei fatti.

Meta fact-checking. La decisione di Zuckerberg segna un cambiamento importante nelle politiche di Meta, che sembrano volersi adattare a un clima politico e sociale più favorevole alla libertà di espressione senza restrizioni. La nuova strategia potrebbe avere conseguenze significative per la gestione della disinformazione e la sicurezza degli utenti. Mentre gli utenti americani si preparano a vedere un cambio radicale nel modo in cui i contenuti sono moderati, l’Europa rimane al momento esclusa da queste modifiche, in attesa di eventuali sviluppi futuri
A partire dai prossimi mesi, Meta sostituirà questo sistema con un approccio simile a quello adottato su X (ex Twitter), con l’introduzione delle “community notes”, che permetteranno agli utenti di aggiungere informazioni e contesti a contenuti controversi. Questa decisione è stata comunicata inizialmente negli Stati Uniti e potrebbe espandersi successivamente, ma senza modifiche previste in Europa, dove leggi più restrittive sono in vigore.
Le nuove politiche di moderazione: un passo verso la libertà di espressione
Con l’eliminazione dei fact-checker professionisti, Zuckerberg ha dichiarato che Meta intende promuovere una maggiore libertà di espressione, riducendo la censura e lasciando che siano gli stessi utenti a decidere cosa è vero o falso. Secondo Zuckerberg, il sistema precedente di moderazione dei contenuti aveva raggiunto il punto in cui troppi errori venivano commessi, con la rimozione anche di contenuti innocenti. Questa scelta è stata presentata come un compromesso che permetterà di “ridurre il numero di post e account di persone innocenti che vengono spesso eliminati accidentalmente“.
Un’influenza trumpiana: un segnale di allineamento politico?
L’annuncio di Zuckerberg ha suscitato molte discussioni, con i media americani che lo hanno interpretato come un chiaro tentativo di allinearsi al nuovo clima ideologico della destra, in vista del secondo mandato di Donald Trump. Infatti, Zuckerberg ha utilizzato una retorica simile a quella dell’ex presidente, sottolineando il disprezzo per la censura e criticando le leggi che regolano la libertà di espressione, in particolare in Europa. L’incontro di Zuckerberg con Trump e altri esponenti repubblicani nelle settimane precedenti, insieme alla nomina di esponenti vicini al Partito Repubblicano in posizioni chiave all’interno di Meta, ha rafforzato l’idea che il colosso dei social stia cercando di abbandonare la moderazione dei contenuti in favore di una maggiore apertura verso opinioni politiche di destra.
Il ruolo delle “community notes” e i rischi della disinformazione
Il nuovo sistema delle “community notes“, già utilizzato su X da Elon Musk, si basa sul contributo degli utenti che, con diverse opinioni, possono aggiungere note e chiarimenti ai post controversi. Tuttavia, questo approccio è stato criticato per la sua imprecisione e per la difficoltà di fermare la diffusione della disinformazione. Su X, ad esempio, la proliferazione di contenuti dannosi e la diffusione di notizie false non sono state arginate efficacemente, nonostante il sistema di note della comunità. Meta si prepara quindi a un cambiamento che, pur promuovendo la libertà di parola, potrebbe portare a un incremento dei contenuti ingannevoli o pericolosi sulla piattaforma.
L’annuncio ha sollevato reazioni contrastanti, con alcuni che lodano la decisione di Zuckerberg di dare priorità alla libertà di espressione, mentre altri temono che questa mossa possa favorire la diffusione di odio e disinformazione. Meta, intanto, ha annunciato che il cambiamento non riguarderà l’Europa, dove il Digital Services Act (DSA) impone una maggiore responsabilità alle piattaforme online. Tuttavia, la decisione di Zuckerberg ha suscitato anche preoccupazioni politiche: la critica alla censura e il supporto a Trump sembrano riflettere una volontà di allinearsi con le politiche dell’ex presidente, che ha da sempre criticato la moderazione dei contenuti sulle piattaforme digitali.
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