Serie A

Così l’Inter da squadra “ingiocabile” diventa vittima degli infortuni e della stanchezza: ma è in piena corsa per Scudetto e Champions

Scritto da Luca Turtulici, 25 Aprile 2025 - Tempo di lettura: 3 minuti

L’Inter, da squadra dominante a vittima dei propri limiti: tra sogni infranti, stanchezza e mercato fermo che non ha rinforzato l'attacco. Anche in difesa qualche lacuna

L’Inter, negli ultimi mesi definita “la squadra degli ingiocabili” per la sua superiorità tecnica e soprattutto mentale, oggi appare come un gruppo provato, affaticato, forse parente di quella formazione imbattibile non di certo figlia del gioco che ha espresso nella prima metà del campionato. E questo Inzaghi lo sa, lo notiamo quando meticolosamente controlla ogni manovra di gioco a bordo campo: più di una meticolosità tattica, forse trapela la paura di un passo falso. Succede così, ai migliori. Quando le cose vanno bene, è facile osannarsi, dopo la prima caduta gli avversari attendono lungo le rive del fiume. È il gioco del calcio, fatto di corsi e ricorsi, come succedeva alla Juventus dei 9 scudetti di fila, al Milan del miracoloso Pioli, la stessa Inter di Conte.

Simone Inzaghi è obbligato a fare i conti con le assenze nel momento cruciale della stagione

Simone Inzaghi è obbligato a fare i conti con le assenze nel momento cruciale della stagione

Dopo aver incassato la terza sconfitta stagionale nel derby contro il Milan, si affaccia all’ultima parte dell’annata (prima del Mondiale per Club) con il rischio concreto di concluderla senza sollevare neanche un trofeo. Un epilogo paradossale per una squadra che, a inizio stagione, ambiva a vincere su tutti i fronti e ha cercato concretamente di farlo – ad esclusione della sola Coppa Italia è in piena corsa per Champions e Campionato.

Obiettivo scudetto appeso ai risultati del Napoli

Se fino ad oggi l’Inter è sempre stata artefice del proprio destino, adesso per la Serie A Inzaghi deve studiare i passi falsi di Conte che ha indubbiamente il calendario più facile. Il primo trofeo è sfumato (o meglio, il secondo se si considerasse anche la Supercoppa Italiana), mentre la corsa al titolo dipende non solo dalle forze interne, ma anche dai risultati degli avversari. La speranza dei nerazzurri è anche che il Napoli inciampi lungo il proprio cammino, magari già contro il Torino, per poi contare su eventuali passi falsi contro Lecce, Genoa, Parma e Cagliari — avversari che potrebbero arrivare a quelle sfide senza obiettivi di classifica.

L’Inter sembra aver perso la brillantezza necessaria per imporsi da sola: le recenti prestazioni contro il Bologna e nel derby ne sono la prova. La squadra, appesantita anche dalle semifinali di Champions League in arrivo, fatica a trovare la lucidità necessaria per conquistare i tre punti in modo sistematico. Il problema non è solo fisico, ma strutturale: il club non effettua un vero mercato da tre anni, e chiedere a Simone Inzaghi di puntare in alto senza rinforzare adeguatamente l’organico è apparso un progetto poco realistico.

Inzaghi, che ha sempre mantenuto un tono rispettoso e misurato nei confronti della società, si è trovato a gestire una rosa con profondità limitata. Altri tecnici, come Conte, avrebbero probabilmente sollevato polemiche se, per esempio, invece del rinforzo offensivo desiderato (Gudmundsson), fosse stato acquistato un secondo portiere. La scorsa stagione l’Inter ha dominato in campionato, ma ha abbandonato presto le coppe: già a dicembre era fuori dalla Coppa Italia, a febbraio dalla Champions. L’idea di avere due squadre equivalenti resta più una suggestione mediatica che una realtà tangibile.

Una rosa con limiti e una gestione condizionata dalle assenze

I limiti, sia anagrafici che tecnici, emergono nei momenti cruciali. Inzaghi aveva sperato in un rinvio della gara contro la Roma, per poter schierare i migliori. Il mancato posticipo lo ha costretto a proporre un undici “misto”, che per mezz’ora ha giocato meglio del Milan, ma senza riuscire a concretizzare. Dopo aver subito il gol, la squadra si è progressivamente spenta.

Il pesante 0-3 nel derby ha aggravato il bilancio difensivo stagionale: i gol subiti salgono a 44 in 51 partite, a fronte dei 34 incassati in 49 gare la scorsa stagione. Ancora più allarmanti sono i dati post-sosta: in otto partite Sommer e Martinez hanno sempre subito almeno una rete, per un totale di dodici gol. Inzaghi, pur rifiutando l’alibi della fatica, ha evidenziato la necessità di migliorare la qualità del gioco e ridurre gli errori difensivi, come quelli che hanno portato al primo gol del Milan.

La settimana in corso sarà per il tecnico anche un lavoro psicologico, oltre che tattico. Dopo un giorno di riposo concesso alla squadra, l’allenatore si prepara alle prove in vista della sfida contro la Roma, senza ancora rivolgere l’attenzione al Barcellona. Sul fronte degli infortuni arrivano segnali positivi: Dumfries e Zielinski sono tornati ad allenarsi con il gruppo, mentre per Thuram il recupero è ancora in fase di attesa.

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